ELOGIO DEL NO

Ho sempre creduto, erroneamente, che un no detto con determinazione equivalesse a una mancanza di sensibilità verso la persona a cui era destinato. Una risposta affermativa, al contrario, giungendo dal cuore o dallo stomaco, è carica di quell’entusiasmo che travolge chi lo riceve. Potrei sintetizzare dicendo che il rilascia endorfine, mentre il no genere tossine.

Penso sia capitato a chiunque, almeno una volta nella vita, di aver provato quel leggero fastidio nel ricevere un no come risposta. A me è successo, e confesso di averlo inteso (stupidamente) come un affronto alla mia persona. L’ho pensato fino a quando mi sono ritrovato a svolgere un lavoro in cui i no sono all’ordine del giorno e hanno un peso rilevante tanto quanto i . Possono assumere la forma del non mi interessa, non ho tempo, non ho voglia, tutte forme negative di cui, però, inizio ad apprezzarne la franchezza. Per quanto brucianti siano queste risposte, nel momento in cui le ricevo mi alleggeriscono di quell’inganno celato dietro a una falsa risposta positiva detta per non ferire o creare imbarazzo.

Testo sulla mia pelle, giorno dopo giorno, il disturbo generato dalle false promesse. Mi illudono con una promessa che mai accadrà. E questo disagio è più fastidioso della semplice verità, per quanto sgradita possa essere. A differenza del che arresta un cammino proprio in quanto è nella sua natura essere accomodante, il no permette di avanzare in quanto stimola il bisogno di superare un ostacolo. Ogni rivoluzione, sia essa personale o rappresentativa di un intero popolo, affonda le proprie radici su divieti e privazioni. Impariamo a dire no, magari motivandolo, per rispettare la persona che ci sta davanti. Impariamo a dire no per non mentire a noi stessi.