Ieri se n’è andato Luca Bergia, “compagno di viaggio” di lustri.
Vorrei ricordarlo con “canzone di domani” perché il testo è uno dei miei preferiti dei Marlene Kuntz.
Ieri se n’è andato Luca Bergia, “compagno di viaggio” di lustri.
Vorrei ricordarlo con “canzone di domani” perché il testo è uno dei miei preferiti dei Marlene Kuntz.
Pareva uno zombi. L’altro ieri, mentre ero fermo allo stop, sono rimasto allibito nel vedere un tizio attraversare la strada incurante di tutto. Testa china sul cellulare, seguiva le ombre di altri pedoni senza prendersi la briga di controllare se la luce del semaforo fosse verde. Camminava, in una specie di trans idiota, impossibilitato dallo staccare gli occhi dal piccolo schermo. Strada, marciapiede, un cratere. Poco importa cosa ci fosse davanti ai sui piedi. Camminava per inerzia in una cecità a occhi aperti. E non è il primo. È un virus dilagante pronto a infettare chiunque – e non solo i ragazzini.
Basta così poco per rincoglionirci e privarci dell’uso della ragione e del buon senso? È di così vitale importanza ciò che il telefono mostra? Siamo sempre disponibili, ma per cosa? Per chi?
Questa nuova dipendenza dove ci porterà? Le cliniche del futuro disintossicheranno dall’uso spasmodico dei social e giochi on-line? Dal sesso digitale – mi mette i brividi pensare a un rapporto senza odori e umori!
Mi mettono i brividi questi sguardi sempre chini incapaci di cogliere il reale.