Cosa mi rimane di Refrontolo

Cosa mi rimane di Refrontolo se non qualche tramonto rubato da fotografie sgranate. Il soggetto ritratto: i monti in cui sono cresciuto. E poi i pensieri annotati nei taccuini neri, divenuti in seguito spunti per poesie e racconti. E ancora le attese frementi dopo una telefonata mattutina di Manola. Stasera vengo a cena da te, si, salgo da Treviso, porto la pizza. E quelle ore di attesa trascorrevano lente e dilanianti come le promesse mai mantenute, tra me e Manola. Nonostante la forte attrazione. Nonostante il desiderio pulsante. Un ponte sospeso nel vuoto. E ancora il profumo di pane, al mattino, quando uscivo di casa. Impregnava la piazza. E mi precipitavo al forno, vinto dall’aroma, per prendere qualche pagnotta calda e croccante. E al contempo mi rimane il ricordo della processione composta da curiosi nel giorno successivo all’alluvione del 2 agosto. Zombie ciondolanti verso il luogo del disastro. La morbosità è silenziosa. Mai visto prima un numero così copioso di persone riunite per carpire qualche segreto alla Morte.

E ho ancora con me quei taccuini neri in cui è annotato il disagio esistenziale di un ragazzo che cercava risposte. Sempre; e comunque. E quando ripenso a Refrontolo, oltre alle fotografie, alle labbra di Manola, al profumo di pane, rivedo quel buco oscuro in bilico tra i vigneti e i boschi trevigiani. Un piccolo e profondo cratere con vista sui monti in cui sono cresciuto.


DIAFONIE. MICROFISICA DEI PICCOLI GESTI edita da Ofelia Editrice non è più disponibile on-line essendo fallita la casa editrice ma, nel caso tu sia interessto/a, ho ancora qualche copia con me 🙂

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vista sulle Prealpi dal mio vecchio terrazzo