Il mio kung fu è il migliore. Spiegherò in seguito la provenienza di questa citazione ma, nonostante possa sembrare buffa (perché lo è) credo sia adatta a sintetizzare i miei pensieri, smorzando in tal modo la serietà di cui sono impregnati.
La mia riflessione parte da osservazioni sul modo di veicolare informazioni e pensieri. Percepisco chiusura e, soprattutto, rilevo la tendenza a mantenere lo sguardo su di un unico punto focale. Se sia dovuto a pigrizia, o a una mancata presa di coscienza, non l’ho ancora stabilito (magari la verità sta nel mezzo). A cosa mi riferisco precisamente? Al mondo delle reti sociali: vetrina ricca di spunti interessanti. È una cassa di risonanza per chiunque (e non mi tiro fuori dalla conta) ne faccia uso. Dal politico di turno, al pescivendolo sotto casa. Una vetrina dal forte richiamo edonista.
Trarre piacere dall’esternare le proprie opinioni pare sia un dovere.
Disporre di uno spazio in cui riversare qualsiasi cosa, compresi dissapori e delusioni, arroga il diritto a eleggersi ambasciatori della Verità. L’Unica Verità, Personale e Assoluta, da difendere coi denti e con l’arroganza.
Verità da perorare a prescindere da…
A prescindere dalla possibilità di essere nel torto.
A prescindere dall’eventualità ci possa essere una ragione ugualmente valida.
A prescindere dal rispetto per l’altro.
Rileggo l’articolo pubblicato poco tempo fa (Pravda – Правда) e mi accorgo di come questo mio pensiero sia un proseguimento/integrazione alla riflessione iniziata in precedenza. Odio e violenza, d’altronde, sono figlie di chiusura mentale e incapacità di immedesimarsi nell’altro (di qualsiasi fede religiosa, politica, di pensiero, eccetera, esso sia).
Assisto a un’alienazione edonista in cui si continua a scrutare il dito che indica la luna, senza abbracciare con lo sguardo ciò che si dipana oltre l’estremità della falange stessa.
Da questa ristrettezza di veduta vedo allargarsi un magma d’arroganza irrefrenabile. E in questo magma fattosi lava, a volte, mi consumo.
Mi chiedo in quale angolo sperduto sia stato relegato quel silenzio capace di donare l’opportunità di ascoltare. Quel silenzio sinonimo, non di stupidità, ma d’intelligenza. E, a tal proposito, mi viene in mente una citazione:
Il maestro disse: «Vorrei non parlare più». Zigong disse: «Ma, Maestro, se voi non parlate come potremo noi, poveri discepoli, trasmettere un qualsiasi insegnamento?». Il Maestro rispose: «Parla forse il Cielo? Eppure le quattro stagioni seguono il loro corso e le cento creature continuano a nascere. Parla forse il Cielo?». [1]
E finché si continuerà a pensare che il mio kung fu è il migliore, l’opportunità di rimanere in silenzio per apprendere, andrà disperdendosi. L’occasione di ascoltare per ampliare il sapere, sarà un’eco destinata a spegnersi. E ciò che è andato perduto, difficilmente si ritrova.
P.S. L’espressione il mio kung fu è il migliore l’ho presa in prestito da una battuta di Frohike in X-Files. Lascio a voi scoprire la puntata, e in quale stagione, sia stata pronunciata.
[1] I detti di Confucio, a cura di Simon Leys, Adelphi Edizioni, 2006, 17.19. pag.128