Un lupo mannaro trevigiano a Ponte nelle Alpi

Plenilunio.

Alle due esco di casa per godermi le tenebre. I sogni, spezzati in modo brusco da un attacco d’insonnia, sono assai lontani. Aggirarsi per le strade silenti, annusando l’aria carica dei profumi notturni, è più allettante. Incontro vie deserte; alcune vestite di buio. Ponte nelle Alpi, all’apparenza, mi appartiene. E nel girovagare senza meta i piedi, dotati di coscienza propria, mi trascinano verso la stazione. Poche luci illuminano il buio, dando inizio a una nuova storia.

Pravda – Правда

Vengo coinvolto in un innocente gioco in facebook, e accetto. Per 10 giorni dovrò pubblicare la copertina di un libro, per me fondamentale e che sicuramente rileggerò in un prossimo futuro, nominando una persona per coinvolgerla in questa catena simpatica e innocua. Un modo divertente per scoprire, o riscoprire, libri interessanti e particolari, ed entrare in contatto con le letture fondamentali altrui.

Scelgo il primo romanzo, nomino un’amica, carico la copertina.pravda 3

Scatta il blocco di 72 ore. Per tre giorni non potrò interagire in alcun modo nella piattaforma sociale. È la seconda censura in cui incappo. La prima, avvenuta poche settimane prima, mi aveva bloccato per 24 ore.

L’errore, è mio. Sbadato e superficiale, ho scordato le regole della piattaforma. Come si è soliti dire in Veneto commettendo una leggerezza: mona mi (si pronuncia come la traduzione di amico mio in francese, anche se il significato è “leggermente” differente).

Le copertine incriminate sono le seguenti (perché, anche nel primo caso, l’immagine di un libro ha sancito la mia condanna):

Libere mi è costato, come dicevo poc’anzi, 24 ore; la casa delle belle addormentate, 72.

Il nudo, in faccialibro, non è permesso anche se non vi è traccia di erotismo o di eccitazione per eccitazione. Il nudo è censurato anche se, come nei casi appena mostrati, è la sensualità a farla da padrona. Comunque sia, ho sbagliato, ma…

Provate a entrare in qualsiasi pagina o profilo pubblico di politici, giornalisti, personaggi dello spettacolo, gruppi pro o contro qualcosa, eccetera eccetera, e leggete i commenti. Odio e rabbia abbondano come acqua nell’oceano. In molti casi li definirei imbarazzanti per la violenza che esprimono.

La censura -in questi casi- non scatta. Insulti gratuiti, per non parlare di espressione verbali ancor più gravi, sono tollerati. L’immagine di un seno femminile no.

Nel mio frullatore (ovvero la mia testa) scatta una riflessione.

Tutti abbiamo un corpo composto di carne. Prima di essere spirito, siamo carne. La nostra esistenza è carne. Però, strano a dirsi, sembra non venga riconosciuta, questa nostra essenza puramente materiale.
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L’immagine di una parte corporale denudata destabilizza il nostro sistema tanto da indurci a costruire muri mentali dietro a cui tutti (chi più chi meno) corriamo a nasconderci. E non avviene solo per immagini puramente sessuali. La vista della nudità, anche qualora sia innocente, è capace di risvegliare in noi sensi di pudore (sentimento nobile e da rispettare) e di censura.

Per comportamenti violenti il processo non si ripete. Si alzano voci di protesta e di condanna ma il procedimento, per uno strano meccanismo, si inverte. Soffermatevi, senza preconcetti, a leggere i commenti delle persone che si ergono a paladini della non violenza, e scoprirete espressioni verbali dello stesso tenore di quelle denunciate.

Violenza e odio si auto-alimentano, e in contemporanea si nutrono delle voci che vorrebbero combatterle. È aberrante. Siamo giunti a un punto di non ritorno (mi auguro di prendere una cantonata colossale).

Credo nella libera espressione, e giudico il politicamente corretto ipocrita e falso. Nonostante ciò mi chiedo, notando certi comportamenti, quale debba essere il confine, e come debba essere gestito. In una società evoluta e matura la “censura” dovrebbe provenire dall’individuo stesso.
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Penso che la vera libertà stia nella capacità di gestire i confini del lecito e dell’illecito, giocandoci a piacimento senza offendere, o creare imbarazzo, al prossimo. Semplice e puro buon senso.

Ho come l’impressione che qualcosa ci sia sfuggito di mano.

Ripeto: l’artefice dei miei sbagli sono io avendo pubblicato immagini contravvenenti alle regole, e il blocco, tutto sommato, è giusto. Nulla però mi vieta di domandare come sia possibile la condanna di un seno, e non di alcune forme d’aggressività. Perché, e ne sono convinto, la violenza verbale può nuocere tanto quanto, se non maggiormente, quella fisica.

Forse, come spesso accade, tendo a estremizzare, e le mie sono pure e semplici deviazioni mentali. O forse no.
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Se siete giunte/i alla fine di questa pappardella mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero chiedendovi un’unica cosa: non commentate riferendovi a personaggi politici o pagine specifiche. Non diamo importanza a persone, o atteggiamenti, che non meritano le nostre energie.