Démodé (gesto con la mano)

È come la storia di Vermicino. Un bambino cadde nel pozzo e la paura dilagò.

Non cadere nel pozzo quando esci di casa stai attento a non cadere nel pozzo. Minacce/ammonimenti poco velati in un dialetto veneto démodé.

Pozzi, dalle mie parti, mica ce n’erano quando ero grande così (gesto con la mano), ma la paura attinge da ogni fatto e avvenimento, e si propaga correndo su strade, dimorando abitazioni, e valicando montagne. C’è chi afferma di averla vista camminare sulle acque ma è una notizia non comprovata da fonte poco sicura.

In questo momento, proprio ora, poco è cambiato. Una voce anonima in strada grida non cadere nel pozzo quando esci di casa stai attento a non cadere nel pozzo. E da quando ero grande così (gesto con la mano) di pozzi, mica ne hanno scavati.

È vero, poco è cambiato da allora. Salvo le minacce/ammonimenti poco velati in un dialetto veneto meno démodé. E, nota non meno marginale, non sono più alto così (gesto con la mano).

Allo specchio

Allo specchio è una delle mie poesie preferite, se non la preferita in assoluto. Per quanto  sia breve e semplice nella struttura, penso riesca a tramettere appieno il senso di smarrimento.

Immagino sia capitato a chiunque, specchiandosi, di non riconoscere il proprio volto riflesso nello specchio (almeno una volta). Un momento di smarrimento che si fa vivo soprattutto nei momenti di svolta, o di confusione.

Allo specchio parla di ciò. Dello smarrimento, dell’incomprensione, della necessità di specchiarsi l’animo. E mi auguro sia una superficie nitida in cui possiate specchiarvi.


ALLO SPECCHIO

Di me stesso

sono l’incompreso.

DSC_0165